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28-30 aprile 2017. Prima trasferta coro COROLLARIO

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28/04. Si parte alle 5.30 da Dervio alla volta di Aumetz, in alta Lorena.

E’ la nostra prima trasferta internazionale e il nostro coro è quasi al completo.

Parteciperemo insieme ad altri sette cori ad un festival organizzato dal coro

“Les voix de l’est”. Ci è stato richiesto un repertorio di canzoni popolari un po’ allegre

e noi ci siamo preparate adeguatamente.

Sul pullman siamo in trentanove compresi gli accompagnatori.
Aumetz è un piccolo paese a nord della Francia sul confine col Lussemburgo

con circa 2400 abitanti. E’ un paese di tradizione mineraria oggi la sua economia è

strettamente legata alla vicinanza col Lussemburgo e quindi vi è una alta presenza

di lavoratori che qui risiedono e poi vanno a lavorare oltre confine.
Il nostro viaggio inizia all’insegna di acqua e freddo. Il percorso passando da Como,

ci porta alle 6.30, in Svizzera attraverso il confine di Brogeda

nei pressi di Mendrisio; raggiungiamo Basilea dopo il valico del San Gottardo.

  Attraversiamo la verde Svizzera sempre con il maltempo e all’improvviso il verde

viene sostituito dal bianco della neve. E fra tre giorni è maggio!

Prima sosta in un autogril prima del Gottardo e nevica. Oltre le Alpi la neve si ispessisce.

Dopo Basilea entriamo in Francia e ci dirigiamo a nord percorrendo altri 340 km.

Durante il percorso un pallido sole riesce a bucare le molteplici nuvole.

Il viaggio è lungo, ma tranquillo. Noi riusciamo a intrattenerci con musica, film e giochi.

Facciamo una veloce pausa pranzo a 180 chilometri da Metz. Il paesaggio che

ci circonda è caratterizzato da campi ben coltivati e da prati dove pascolano bovini.

I colori vanno dal verde dell’erba, al marrone dei terreni arati, al giallo delle

estensioni di coltivazione di colza. Molto bello. Arriviamo nel paesino di Aumetz alle ore 16.

Ci accolgono i nostri responsabili Luciano e Renè (ogni coro ha dei referenti locali).

Ci accompagnano in una ampia sala, messa a nostra disposizione per sistemarci,

cambiarci, scaldare la voce, prepararci per la serata e rifocillarci con uno spuntino.

Ben sistemate con un total black ci rechiamo nella piazza del comune dove, al riparo

di un palco coperto, perché nel frattempo si è messo a piovigginare, ogni coro presenta un canto.

Noi cantiamo “Sciur padrun da le bele braghe bianche”.

Riceviamo applausi e consenso da parte di tutti i presenti.

Dopodichè una delegazione, rappresentativa di ogni coro, si reca in municipio

per l’apertura ufficiale del festival e la presentazione reciproca.

I nostri inviati sono state le maestre Lina e Daniela, Manuela come presidente del coro, Daniela vicesindaco di Dervio e Laura interprete. Ci hanno poi raccontato che sono state ricevute

dal sindaco in una bella sala, che alcuni cori hanno cantato due pezzi, che il sindaco

ha sottolineato il senso di unione di tale manifestazione e il tutto è finito con un buon rinfresco.
Alle diciannove con alcuni membri del coro Chairlinne, ci rechiamo a Trieux

dove all’interno di una bella chiesetta facciamo un mini concerto.

La chiesa dedicata a Saint Martin è molto graziosa con soffitto a cassettoni,

con vetrate variopinte, un bianco altare a guglie. Prendiamo posto: siamo il primo coro a esibirci. Purtroppo sarà l’emozione o la stanchezza non riusciamo a concentrarci e quel che

cantiamo fa sentire voci insicure e poco amalgamate. L’amarezza per l’esibizione e soprattutto

la sorpresa che dobbiamo lasciare il concerto perché il nostro pullman ha raggiunto

il tempo massimo di utilizzo, ci vede costrette a rinunciare all’ascolto degli altri cori

e sottrarci a questo momento di condivisione, scopo del nostro viaggio.

Con l’amaro in bocca facciamo un veloce spuntino poi torniamo in albergo decisi

a rivalerci sull’agenzia di viaggio, perchè con in mano il nostro programma non ci ha

informati circa le rigide norme sulla sicurezza stradale, che determinano

l’impossibilità di soddisfare a pieno il programma proposto.

Comunque insieme ci stiamo divertendo, questa sera avremo un riposo ristoratore

e domani saremo pronte per il nostro concerto.
29/04 Colazione alle sette di mattina, poi col pullman raggiungiamo Remich ancora 

sul territorio  lussemburghese per la gita in battello sulla Mosella. In questo tratto

la Mosella fa da confine tra Francia e Germania quindi ciò che vediamo sull’altra

sponda è panorama tedesco. Ci imbarchiamo a Remich e risaliamo il fiume ammirando

le bellezze del luogo sino a raggiungere Ehnen. La navigazione dura circa 1 ora e mezza.

Il viaggio è tranquillo ci rilassiamo e divertiamo anche con i giovani padovani del

gruppo Honolulu Quartet. L’aria del fiume ci costringe a rintanarci al coperto per

ripararci, nuova occasione per chiacchierare e scherzare tra noi. Arriviamo alle chiuse

dove delle paratoie regolabili permettono la navigazione aprendosi e chiudendosi al

passaggio delle imbarcazioni attraverso un sistema idraulico di abbassamento e

innalzamento del livello dell’acqua. Giunti a destinazione facciamo un breve escursione 

a Ehnen presso la cantina Cep d’Or. Ci fanno vedere i macchinari, ci raccontano

modalità e tempi per la produzione del vino, e ci informano che comunque alla base

della loro produzione ci sono vitigni friulani quali Pinot per il vino rosso e Chardonnay

per il vino bianco. La visita è un po’ veloce e superficiale anche perché gli spazi

sono ridotti, noi visitatori siamo in tanti, e tutto viene raccontato e descritto in francese.

Tuttavia basta un bicchiere di vino bianco a digiuno per renderci allegre ed euforiche e

pronte a cantare in loco l’uva Fogarina e Nini Tirabusciò con Daniela che da solista

conquista tutti i presenti.  Alle 13.20 partiamo per Aumetz dove in una sala polifunzionale

messaci a disposizione degli organizzatori del festival pranziamo.   Il menu prevede

il “ Choucroute” un piatto unico a base di maiale,  prosciutto, wurstel cotto con

cavoli all’aceto; un po’ di formaggio, frutta e dolce. Ci adeguiamo a questo menù nordico,

ci rilassiamo e divertiamo sino alle 16 quando torniamo nella nostra sala per sistemarci,

indossare la nostra nuova divisa, scaldare la voce e prepararci per il concerto del pomeriggio,

nella chiesetta di Aumetz.

Ci esibiremo per terze e il nostro repertorio prevede quattro pezzi: Il vaporin de Lec,

Sleep my darling, Volta la carta, e Cantar. Eravamo tutte più concentrate e sicure

e siamo state molto applaudite; anche se una standing ovation davvero emozionante,

è stata riservata ai due quartetti finali: il gruppo sloveno e quello italiano dei giovani

ragazzi di Padova. Gli Honolulu Quartet ci sono piaciuti in modo particolare per le

loro voci, per le loro abilità tecniche nel canto e per il repertorio. Si tratta comunque

di ragazzi diplomati al conservatorio e tramite i nostri rappresentanti del comune

Enrico e Daniela (vice-sindaco) qui presenti, li abbiamo invitati a partecipare

alla notte bianca di Dervio prevista per il 22 luglio. Speriamo di poterli riascoltare

in quell’occasione. 
Il concerto si è concluso con un canto corale tutti insieme e l’atmosfera diventa davvero

amichevole e da senso alle parole del sindaco di Aumetz, che sottolinea l’opportunità

e la bellezza di questi incontri collettivi, che generano momenti di aggregazione,

nel nostro caso in nome del canto, secondo principi di libertà, fraternità e uguaglianza.

Arriva l’ora di cena e nel solito palazzetto polifunzionale ci viene servito pollo,

patate abbrustolite e salsa; il tutto inserito in un grosso vou-le-vent. Buona cena,

ma soprattutto allegro dopocena a base di canti, balli, scherzi e risate.  Verso mezzanotte

rientriamo in hotel per il meritato riposo. 
30/04 Domenica mattina sveglia alle 7.30. Si tergiversa un po’ attorno all’albergo

perché una volta fatta colazione il nostro pullman verrà a prenderci solo verso le dieci.
Anche in questo caso si ripresenta il problema delle ore di fermo del mezzo di trasporto,

nonostante noi avessimo ingaggiato e pagato due autisti per evitare problemi.

Queste problematiche ci serviranno da esperienza per le prossime valutazioni

in merito ai viaggi, che siamo sicure faremo ancora insieme. Facciamo più di un’ora

di viaggio attraversando campi molto ben curati e poi alzandoci un po’ di livello,

vediamo boschi fitti dove si intravedono delle croci sino a raggiungere l’ossario di Douaumont.  

Per i motivi già evidenziati avremmo dovuto cantare nella cappella dell’ossario,

ma siamo arrivate tardi e gli altri cori avevano già cantato. Non ci perdiamo d’animo e

chiediamo a Daniela di cantare l’Ave Maria sarda, quella resa famosa da De Andrè,

in omaggio a questo commovente luogo che raccoglie le tombe di migliaia di morti

della prima guerra mondiale: giovani soldati che hanno perso la vita durante la battaglia

di Verdun che vide contrapposti francesi e tedeschi. Da parte dei francesi ci furono

circa 280.000 vittime dalla parte tedesca circa 250.000. Distese di tombe bianche

inducono al silenzio, alla commozione e alla riflessione sulle brutture delle guerre

decise da pochi, ma subite da molti; soprattutto civili e nel caso della prima guerra

mondiale, essendo stata questa una guerra di trincea, soprattutto ingenti perdite

di giovani soldati. La costruzione si erge nel cielo e si allunga in una lunga volta

dove ci sono tombe e targhe commemorative.
Verso mezzogiorno dobbiamo riprendere la strada del ritorno. Abbiamo ancora

qualche cosa da fare in questo soggiorno francese. Torniamo a Aumetz dove sempre

nella sala polifunzionale ci viene offerto un pranzo a base di lasagne, formaggi francesi

e gelato. E a questo punto è opportuno ringraziare e sottolineare la bravura di tutti i

volontari che hanno organizzato il festival e si sono impegnati affinchè la manifestazione

potesse avere questo successo. Il pranzo è buono, noi stiamo bene in compagnia,

e reciprocamente ci scambiamo qualche dono. I nostri accompagnatori più giovani,

vestiti con gli abiti tipici della nostra Valvarrone hanno distribuito a tutti una fetta

di bisciola. Un altro momento piacevolissimo è stato quando durante il pranzo

ogni gruppo si è alzato cantando e facendo un brindisi per tutti. Noi cantiamo

”Amici miei” e l’atmosfera si scalda. Tutti in piedi commossi per un momento

coinvolgente e magico: un momento da ricordare.
Verso le quattro il pullman ci trasporta a Piennes a pochi chilometri di distanza per

un ultimo concerto. Siamo le prime. Le nostre maestre scelgono per noi Il condor pasa,

Musiken kono, Sciur padrun da le bele braghe bianche, La bella la va al fosso. Tese per

la preoccupazione, ma anche per il desiderio di far bene ci impegniamo e il risultato

è davvero buono.  Il coro francese ci omaggia e dedica il canto “Con te partirò” e noi

dalla balaustra della chiesa sembriamo tante Giuliette al balcone che si prendono

la serenata di Romeo. Il bilancio delle nostre performances per noi è positivo e

speriamo lo sia anche per le nostre insegnanti. Ogni coro ha avuto il suo momento

di gloria. La sola critica che possiamo fare è che qualcuno non ha rispettato i tempi

stabiliti per i canti prendendosi molto più tempo. Così anche questa sera facciamo

tardi e dobbiamo mollare i festeggiamenti per la chiusura della manifestazione e

rientrare il più presto possibile in Italia. Un piacevole viaggio di ritorno, un po’

stancante che dura dalle 20,30 alle sei di mattina.
Chiudiamo il resoconto della trasferta con le parole della nostro presidente Manuela

che ringrazia tutte affermando che sono stati tre giorni intensi e appaganti, abbiamo

cantato migliorando ogni volta, abbiamo stretto relazioni per il futuro, abbiamo

riso tanto ma soprattutto siamo diventate ancor più gruppo imparando a conoscere

un pezzetto in più le nostre compagne così da essere più indulgenti verso i piccoli

difetti di ciascuna e apprezzando ciò che ciascuna porta al gruppo. Un grazie da parte

di tutte a Lina e Daniela che, oltre a correggere le nostre imperfezioni hanno dovuto

farsi carico di superare la nostra ansia con il continuo incoraggiamento. Un grazie ai

nostri più giovani accompagnatori Elisa, Marco, Clarissa e Martina perché sono stati

bravissimi e hanno costituito un valore aggiunto al viaggio adeguandosi a sfilare

con noi in costume; ed infine un grazie, grandissimo e di cuore, a tutti

i nostri accompagnatori: pazienti, disponibili, incoraggianti e simpatici.

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diario a cura di: Antonella Pedrettii

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