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PARTECIPAZIONE FESTIVAL CANTUS ANGELI 16/10/2019 -20/10/2019


Partenza da Dervio alle h.3 puntualissimi. Siamo in 50 più l’autista del pullman: 20 coriste, la nostra maestra Lina e 29 accompagnatori. Siamo molto dispiaciute per l’assenza di Claudia, Giannina, Bianca e della nostra maestra Daniela. Data l’ora cerchiamo tutti quanti di riposare alla meglio sino alle 6.30. Facciamo una prima sosta all’autogrill di Bologna e dopo quaranta minuti riprendiamo il viaggio. Attraversiamo l’Italia da nord a sud sino alla Campania e anche se stiamo viaggiando in autostrada possiamo ammirare il paesaggio che via via cambia. E così partendo dal nostro bel lago e dalle Prealpi Orobiche, attraversiamo la pianura Padana, poi quella emiliana sino agli appennini tosco-emiliani, ammiriamo le dolci colline della Toscana e dell’Umbria rese ancor più affascinanti da una leggera nebbiolina. Ci intratteniamo vedendo il filmato che mio figlio Marco ha montato con le foto scattate nel suo viaggio in Zambia. Le immagini sono bellissime e la musica che le accompagna altrettanto. Vediamo anche i cd portati dal nostro “Corona” Luigi dove protagonista è il nostro coro. Bravi accompagnatori!  Giunti a Orte in provincia di Viterbo  cambio autista, Carlo lascia posto al figlio Marco che ci accompagnerà per tutta la trasferta. Proseguiamo sino a Teano dove facciamo pausa pranzo. Manca ancora circa 1.30 al nostro hotel di San Severino e inganniamo il tempo conversando convivialmente. Arriviamo verso le 15 al Park Hotel, dove soggiorneremo. L’hotel è comodo e moderno, dotato di piscina, che però in questo periodo dell’anno è chiusa, e di SPA. Ci riposiamo un momento, mettiamo la nostra casacca blu e ci prepariamo per la sfilata serale lungo il Corso Umberto I di Cava dei Tirreni. Ci presentiamo nel centro città coi nostri giovani accompagnatori  Francesco (figlio di Lina)  e Clarissa ( figlia di Marika) vestiti da Renzo e Lucia, di manzoniana memoria, simboli del nostro lago; con Simone (nipote di Rosi), Elisa e Angelica (figlie di Laura), che indossano i vestiti tipici della nostra Valvarrone luogo di provenienza di  molte di noi e con lo stendardo col logo del nostro coro. A Cava incontriamo gli altri cori che partecipano al festival, in tutto siamo undici: due cori sardi, un coro di Verona, un quartetto bergamasco, un coro proveniente dalla Bielorussia, un coro da Israele, un coro dal Canada, un coro giovanile locale, un coro misto locale, il coro organizzatore e noi. Parte la sfilata anticipata e sostenuta da suonatori e sbandieratori in costume medioevale. Percorso un centinaio di metri ci si ferma, ci si mette in circolo e a turno il primo coro canta tre pezzi presentandosi così alla popolazione e agli altri cori partecipanti; altri pochi metri ci si ferma e tocca noi presentare i nostri tre canti che sono: “il Vaporin de Lec”,“Quel mazzolin dei fiori”, “Sciur padrun”.   Gli applausi ci gratificano e indicano che siamo piaciute e la scelta dei brani è stata azzeccata…Brava Lina!.  Passeggiamo lentamente lungo questa via storica di Cava con i suoi portici e i suoi negozi sino alla chiesa di San Francesco e Sant’Antonio dove ogni gruppo presenterà il suo canto. Cantiamo “Cantar” recepita positivamente, credo da tutti. E’ una bella atmosfera e noi abbiamo ascoltato tante belle voci. Mi colpiscono particolarmente i giovani fisici della Bielorussia che hanno voci molto impostate, e i giovani locali del gruppo ”Incontro” con voci intonate e fresche. Purtroppo verso le dieci la nostra simpatica guida Chiara ci induce a rientrare perché l’hotel chiude la cucina e noi dobbiamo ancora cenare. Così torniamo prima della fine della serata per una buona cena. Poi stanche, ma serene andiamo a dormire soddisfatte di questa lunga giornata.
Giovedì: l’appuntamento del giovedì è per le 9.30, dopo colazione. Ci attende una mattinata presso il liceo Alfano I^ di Salerno, dove incontriamo gli studenti del liceo musicale. Temiamo un po’ per la nostra esibizione, che dovrebbe essere una lezione di canto, perché ci rendiamo conto che abbiamo a che fare con studenti di musica e canto corale mentre noi siamo solo amatori della materia, anche se ci impegniamo molto per migliorare. La mattinata è davvero piacevole. Iniziano a cantare un gruppo di studenti davvero bravi che presentano un paio di pezzi e ci accolgono festosamente. E poi assistiamo ad una meravigliosa esibizione di sei percussionisti quattro maschi e due femmine, che cominciano a battere ritmicamente sui loro tamburi creando una atmosfera musicale speciale. All’aumentare del ritmo delle loro percussioni aumenta il nostro stupore, la meraviglia e l’emozione del momento. Davvero bravissimi. Poi tocca a noi e devo dire che Lina e Manuela sono state bravissime a presentare il nostro coro e trasferire a loro con umiltà la nostra passione per il canto e il piacere di stare insieme. E così ci siamo cimentate ad insegnare con grande divertimento “il Vaporin de Lec” e “Musikenkono”. Anche i ragazzi sembrano apprezzare e divertirsi. Poi è toccato ai russi che nonostante la difficoltà della lingua e un repertorio non proprio allegro sono riusciti molto simpaticamente a coinvolgerci nei loro canti. E’ stata una mattinata speciale e noi siamo uscite molto allegre e soddisfatte. Ritroviamo i nostri accompagnatori e insieme raggiungiamo la pizzeria “la Smorfia” scelta dalla nostra accompagnatrice. La pizza è buona e gli ingredienti freschi e genuini.  Ma non vediamo l’ora di visitare Salerno. Incontriamo la nostra guida turistica Beatrice che ci accompagnerà in questi due giorni nella visita di alcune perle campane. Subito ci fa notare due costruzioni sul lungomare. La prima è una costruzione, voluta dall’amministrazione del sindaco De Luca quasi a forma di conchiglia in armonia col luogo, l’altra più grande di difficile impatto ambientale. Proseguiamo verso il centro storico passando dai bei giardini comunali di Minerva dai quali ammiriamo anche il castello e la rocca che sovrasta la città, ma che noi non abbiamo tempo di visitare. Passeggiamo attraverso diverse vie del centro storico ammirando palazzi e diversi rioni della città. A un certo punto Manuela insiste perché si faccia una piccola deviazione rispetto al tragitto programmato e ci fa attraversare il quartiere dove ha vissuto dal 1935 al 1978 il poeta Alfonso Gatto per ammirare i murales e i brani di poesia scritti sui muri. Ne valeva la pena, brava Manuela! Beatrice intanto ci racconta un po’ di storia della città parlandoci brevemente delle dominazioni romaniche, longobarde, e normanne e dicendoci che Salerno è stata capitale d’Italia dal febbraio all’agosto del 1944. I suoi racconti e le descrizioni che espone fanno trasparire la passione per il suo lavoro e l’amore per la sua città. Camminiamo cercando di cogliere con gli occhi tutte le bellezze del luogo e cercando di raggiungere al più presto il Duomo, perché come al solito abbiamo ormai poco tempo. La cattedrale in stile romanico è dedicata a San Matteo ed è inserita in un complesso architettonico ricostruito dopo il terremoto di fine 1600. Si entra nel cortile e la prima cosa che colpisce è il quadriportico formato da 87 colonne, poi Beatrice ci fa notare “la porta dei leoni”, il portone d’ingresso della Chiesa che viene aperto solo in occasioni particolari dell’anno (Natale, Pasqua, Giubileo). Poi entriamo e così ammiriamo i mosaici molto belli anche se abbastanza recenti (sono del 1800) e il soffitto ligneo.  Ma è quando scendiamo nella cripta in stile barocco che rimaniamo a bocca aperta.  Qui sono conservate le spoglie di San Matteo. Il soffitto, il pavimento, le pareti sono completamente ricoperte di mosaici che conferiscono una luce incantata, il luogo emoziona e l’emozione non può che tradursi per noi in un canto, il nostro Dolce sentire riesce a commuovere Beatrice. Ma è ora ti tornare in hotel non c’è neppure il tempo per un gelato, dobbiamo scaldare la voce e fare una veloce cena.  Durante la prova di “I follow him” vengono fuori errori e incertezze e ciò ci demoralizza un po’. Ceniamo, indossiamo i nostri nuovi,  vestiti da sera, che ci ha confezionato Luisa e tutte eleganti ci rechiamo presso la Chiesa di San Pietro e Paolo a San Pietro di Montoro in provincia di Avellino. Cantiamo con altri quattro cori e presentiamo O Musica, La vita è bella, Cantar, I will follow him, Volta la carta. Tutto sommato è andata bene ad eccezione di “I will follow him” dove sono uscite le nostre incertezze, proprio come temevamo.
Venerdì: giornata dedicata alla visita della costiera. Partenza verso le 8.30. Il viaggio dura un po’ meno di due ore e attraversa parte del territorio dell’Agro-Nocerino-Sarnese caratterizzato da morbide colline, da montagne più aspre, i monti Lattari, e dal fiume Sarno. Beatrice ci sottolinea che il nome dei monti Lattari viene proprio dal fatto che erano e sono zone ricche di pascoli e quindi si producevano grandi quantità di latte vaccino utilizzate per produrre ricotte e mozzarelle. Vediamo anche grandi coltivazioni di aranceti e agrumeti, e in lontananza il Vesuvio col monte Somma, che eruttando nel 79 a.C. distrusse Pompei ed Ercolano. A Castellamare di Stabia lasciamo l’entroterra ed entriamo nel golfo. Castellamare è un importante centro di cantieri navali ed è dominata dal suo “Castrum a mare” fatto costruire in epoca angioina. Siamo all’inizio della penisola sorrentina e il paesaggio è davvero mozzafiato, il sole e il cielo azzurro concorrono a rendere incantevole questo tratto di mare. Giungiamo a Sorrento, decidiamo di fare un piccolo giro della cittadina con Beatrice per poi separarci per il pranzo ed essere liberi sino alle 14 quando dobbiamo prendere il pulman per andare ad Amalfi. L’origine del nome Sorrento è latino e controverso. Alcuni però associano il nome a quello delle sirene ( Ligea, Partenope, Leuocosia) che pur abitando su un’isola presso Scilla e Cariddi in Sicilia sono giunte a morire nel golfo di Napoli quando Ulisse resistette al loro canto incantatore. Il territorio fu abitato dal neolitico e in seguito colonizzato dai greci. Poi arrivarono anche i romani che scelsero i punti più belli per costruire le loro ville. Beatrice ci dice che la famiglia dei conti di Terranova ha creato e donato alla città un piccolo museo d’arte. Ma tutti noi oggi abbiamo voglia di immergerci nelle vie turistiche di Sorrento, ricche di bar, ristoranti e bei negozi e così raggiungiamo piazza Torquato Tasso per iniziare il nostro giro.  Visitiamo la chiesa di San Francesco col suo chiostro e poi a gruppetti cominciamo a gironzolare nel dedalo di stradine ricche di negozietti con ogni tipo di souvenir: da quelli in ceramica a quelli alimentari. A questo proposito assaggiamo la delizia al limone, dolce davvero squisito, limoncelli, caramelle al limone perché questo è l’agrume simbolo della città. Il mio gruppetto decide di andare a mangiare al mare, scendiamo lungo una scalinata e ci accomodiamo vicino al mare per un ottimo e ricco aperitivo in un clima davvero piacevole. Risaliamo con l’ascensore sino al centro città per ritrovarci alla fermata dei pullman e continuare col giro in costiera. Superiamo Punta del capo, rientrando all’interno del golfo, superiamo punta Campanella una riserva marina che protegge parte della costa e del mare antistante. La vegetazione è caratterizzata dalla presenza di pini marittimi, lecci e macchia mediterranea costituita da mirto, rosmarino, alloro, ginepro, ginestre e origano. Ci avviciniamo ed entriamo nel cosidetto “nastro azzurro” della costiera amalfitana col suo profondo mare blu con davanti le isole Li Galli. La costa è presidiata da torri di avvistamento a base quadrata e rotonda e presenta un tipico terrazzamento di origine araba. Passiamo davanti Positano, una vera perla con la bella cupola della Chiesa della Santa Maria dell’Assunta; poi superiamo Praiano a mare con le sue strutture ricettive extralusso, dichiarato patrimonio dell’Unesco. Ma la nostra meta è Amalfi importante repubblica marinara che con Atrani, Agerola, Tramonti, Cetara, Furore, Positano, Praiano, Ravello, Scala, Vietri sul mare, Maiori e Minori formano la costiera amalfitana.
Per visitare Amalfi non abbiamo molto tempo e quindi non vediamo l’interessante museo della bussola, che pur essendo un’invenzione cinese, è associata a un certo Flavio Biondo che ne introdusse l’ago magnetico puntato al nord. Amalfi fu un’importante repubblica marinara già dal 1200 quando lì si costruivano galee in legno di quercia e di noci. Ma l’anno chiave della città è l’839 data di proclamazione della repubblica autonoma di Amalfi. Visitiamo il duomo dedicato a Sant’Andrea in cima a una scalinata di 57 gradini ai piedi della quale c’è la fontana del popolo; poi il chiostro del paradiso, antico cimitero dei nobili di Amalfi in stile arabeggiante, con archi e colonne intrecciate. Bello anche il campanile con le maioliche colorate e il duomo, complesso architettonico formato da due basiliche che risale circa all’anno 1000. La magnifica facciata del duomo è in stile romanico con marmi grigi e bianchi, colpiscono poi la porta in bronzo e il campanile con la torre campanaria con maioliche in stile moresco. Entriamo in duomo e vediamo subito un crocefisso ligneo, il soffitto a cassettoni, quattro grandi tele sulla vita del santo e soprattutto anche in questo duomo visitiamo la sua cripta, anche questa al pari di quella di Salerno, interamente affrescata e dove si conserva la reliquia di sant’Andrea proveniente da Costantinopoli. Usciti dal duomo passeggiamo per i vicoli del centro ammirando i suoi portici, gli archi, le scale i negozi con ceramiche di ottima fattura, i bar e i ristorantini tutti caratterizzati dai caldi colori del mare e dal giallo dei limoni. Bel centro storico, ma c’è solo il tempo di un gelato e poi bisogna rientrare; ci attende la sera del gran galà, la cena con tutti i cori riuniti. Quindi verso le 18 riprendiamo la strada della costiera rientrando subito nell’entroterra superando la collina dove vediamo arroccata Ravello, la perla della Costiera Ritornati verso Cava, presso il nostro hotel, ci sistemiamo e tutte agghindate ci rechiamo presso l’Hotel Lounge di San Severino per una tipica cena campana: ricco antipasto, ravioli di castagne, funghi e noci; filetto di maialino arrosto con tortino di patate, composta di frutta fresca e torta. Tra una portata e l’altra vi è una esibizione dei cori e noi cantiamo Volta la carta dedicandola a Chiara appassionata di De André e Sciur Padrum. Serata piacevole, che via via ha visto “riscaldare” l’ambiente grazie alla simpatia ed energia del maestro Aniello, unica pecca la disposizione dei tavoli che non ha aiutato l’interazione tra i cori, però i canti finali ”o sole mio” e “volare” sono state un’apoteosi di voci, che hanno riempito il locale e fatto tremare letteralmente le vetrate. E anche se noi avevamo ben altre aspettative di condivisione e di “mescolanza con gli altri cori”, abbiamo comunque trascorso la serata chiacchierando e divertendoci sino alle due di notte. Certo questa trasferta è ricca di tutto: allegria, cibo, visite turistiche, amicizia, ore di pullman, ….
Sabato: Con grande rammarico di molti di noi e forse soprattutto di mio figlio non c’è il tempo per la visita a Pompei. Il rientro alle due di notte non permette all’autista di muovere il pullman prima delle undici (per rispettare le nove ore di fermo del pullman previsto dalla normativa comunitaria), così abbiamo parte della mattinata libera e quasi tutte decidiamo di trascorrerle girovagando in mezzo alle bancarelle del mercato di San Severino. L’ambiente è’ molto divertente perché gli ambulanti attirano l’attenzione con simpatici richiami, come succedeva anche da noi una volta; inoltre i prezzi sono veramente bassi e si possono fare ottimi affari. Quando giungono le undici arriva il nostro pullman a prenderci con a bordo quelli che non sono venuti al mercato e decidiamo, su suggerimento di Chiara, di visitare il borgo medioevale di Aterrana di Montoro in provincia di Avellino. Quando lo raggiungiamo capiamo che non c’è nulla di spettacolare da vedere, ma il casuale incontro con Gaetano Parrella ha dato un senso al nostro essere lì e ci ha fatto comprendere che l’arte, la storia, le tradizioni di quel borgo affondano le radici in un glorioso passato che non può essere dimenticato. Il paese è pressocché spopolato dall’ultimo terremoto del 1980, a cui hanno fatto seguito scelte politiche e culturali che ne hanno decretato la fine, purtroppo a beneficio di alcuni personaggi locali, dal passato e presente non proprio trasparente, che hanno fatto scempio dei palazzi storici a beneficio di speculazioni edilizie aberranti. Ma Gaetano non ci sta e, nonostante le minacce ricevute, sta facendo di tutto per tener vivo il paese e preservare dalla speculazione gli ultimi edifici storici rimasti. Ha allestito dal nulla un piccolo museo, raccogliendo strumenti e materiali di antiche arti e mestieri ed elementi della tradizione locale. E così anche noi, accompagnati da Gaetano, ammiriamo con altri occhi le strade di pietra, i cortili, i portoni, gli angoli, le vecchie case e apprezziamo l’opera di un uomo che crede nel valore e nella salvaguardia della sua terra e la mente ci riporta ai nostri borghi a alle nostre vallate, ricchi di storia e di memorie che anche noi; come Gaetano, vogliamo tramandare intatti ai nostri giovani, e, a questo punto l’empatia con questo borgo e con il suo custode è totale. Sull’entusiasmo cominciamo a costruire progetti di rilancio turistico…il luogo ben si presta per la storia che racchiude, per il contesto paesaggistico, per la vicinanza a luoghi come Pompei, Ercolano, la costiera amalfitana. Visitiamo il santuario Montevergine dedicato alla Madonna e anche qui con Francesco che suona l’organo cantiamo “Dolce sentire”. Ma è ora di pranzo e così il nostro nuovo amico fa una telefonata e ci indirizza in una pizzeria sotto il borgo dove c’è il nuovo nucleo della città. Una piacevole passeggiata ed eccoci arrivate, con lo stomaco pronto a ricevere pizze e focacce, crocchette di pesce e di verdure, stuzzichini di ogni genere. Alla fine con le bevande il conto ammonta a 3,65 euro a persona…siamo letteralmente senza parole e decidiamo di aggiungere gelati e limoncello per raggiungere i 5 euro, con la consapevolezza solo nell’entroterra del nostro sud si può spendere così poco per mangiare! Marco col suo pullman torna a prenderci perché dobbiamo rientrare, scaldare la voce e prepararci per il concerto nel teatro di San Severino. Le prove ci mandano un po’ in crisi, la nostra maestra e Francesco che ci accompagnerà col piano ci fanno più di una critica, ma in quel momento le critiche servono solo ad aumentare le nostre fragilità e insicurezze e così molto eleganti per la nuova mise, ci rechiamo presso il teatro puntualissime ma un po’ abbattute. Ci fanno aspettare un bel po’ prima di farci accomodare e lo spettacolo inizia con un significativo ritardo. Siamo concentrate ma forse anche troppo emozionate e portiamo sul palco indecisioni e paure (forse non tutte, ma alcune di noi sì). La nostra esibizione è per noi deludente. Cantiamo “ The Sound of Silence”, “la Vita è bella” e “Adiemus. Con l’amaro in bocca dobbiamo dire che la performance di quest’ultimo pezzo, che cantiamo ormai da parecchi anni, è insoddisfacente. Con la testa bassa usciamo dal palco. Ci consoliamo un po’, vedendo che l’emozione ha giocato a sfavore anche di altri cori, che non hanno prodotto esibizioni particolarmente felici, ma noi comunque avremmo dovuto e potuto fare meglio. Torniamo in albergo per la cena e domani si riparte.
Domenica: Verso le otto e trenta viene a prenderci il pullman per portarci a Vietri sul mare, bellissimo centro marino sulla costiera. Posizionato all’inizio della costiera amalfitana questo centro è stato dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Non abbiamo tempo per visitarlo, fanno un giro solo i nostri accompagnatori perché noi dobbiamo recarci presso i giardini della Villa comunale per un canto di saluto tra cori.  I giardini si affacciano sul mare, il panorama è mozzafiato, il caldo è estivo e il luogo ben tenuto orlato da muretti con ceramiche tutte colorate; l’anfi- teatro è ampio e dotato di scalinate semicircolari dove sedersi ad ascoltare suonatori e cantori. Luogo davvero bello in questo paese dove la lavorazione e la vendita di ceramiche la fan da padrone. Cantiamo “ il Vaporin de Lec”, “la Vita è bella” ed essendo tranquille, animate dal solo spirito di divertirci, riusciamo a realizzare una esibizione quasi perfetta. Alla fine della mattinata tutti insieme intoniamo “O sole mio”, canto che ci ha accompagnato in tutti i concerti, e che con “ Volare” sono stati i canti comuni di questo festival. Ma ci aspettano tante ore di viaggio così si decide di concedere a tutti un’oretta per un pranzo veloce per poi mettersi in pullman e per qualche ora non fermarsi, se non per il cambio del nuovo autista che ci ha raggiunto un paio di giorni fa. Con un gruppetto mi reco in un bar tavola-calda e ordiniamo  “u cuoppo” di fritture. In un cono di carta paglia ci vengono serviti bocconcini di pesce fritto, crocchette di patate e verdure in pastella. Molto buono! Verso l’una e trenta siamo pronti per partire ed affrontare le nostre 10 ore di pullman.  Il viaggio di ritorno è tranquillo, si chiacchiera, si ride, ci si intrattiene alla meglio. Facciamo solo un paio di soste una per bagno e per sgranchirsi un po’ le gambe e l’altra nei pressi di Modena per cena. Durante il pomeriggio guardiamo il cartone “alla ricerca di Nemo” per intrattenere i nostri piccoli accompagnatori, verso sera guardiamo il mio film preferito “Forrest gump” e il tempo passa senza noia.
Cosa posso dire di questa trasferta: è stata un successo, un successo perché abbiamo goduto di un tempo bellissimo, abbiamo visti posti incantevoli, siamo state bene insieme, ci siamo ancor più affiatate, abbiamo cantato tanto e capito che il canto è più che mai la nostra passione, abbiamo avuto degli ottimi accompagnatori soprattutto i ragazzi che hanno sopportato stoicamente lunghe trasferte e concerti a non finire. Un viaggio che ha fatto sì che la parola magica che caratterizza il nostro coro “insieme” non sia una semplice parola, ma uno stato di fatto.
Grazie a tutti. 

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