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RASSEGNA CORALE 05/10 – 07/10 2018 Bazzano
 

05 ottobre
 

Nuova esperienza, nuovi incontri, nuovi concerti. Partiamo puntualissimi, alle 9,30 di venerdì 5 ottobre verso Bazzano in provincia di Bologna per partecipare alla rassegna corale di Music&Friend “Corin Festival” patrocinato dal parlamento Europeo.

Siamo in quaranta tra coriste e accompagnatori, io ho con me mio figlio Marco, e di questo sono molto felice. Dopo una breve sosta in autogril proseguiamo verso Modena dove giungiamo verso le 13 e poichè sentiamo i morsi della fame ci si pone subito il problema del pranzo. Il pulman ci scarica alla stazione e a piedi, percorrendo un tratto della via Emilia, raggiungiamo in pochi minuti, passeggiando sotto i portici tipici di questa città, la bella piazza del Duomo. Non ci fermiamo, ma ci indirizziamo verso lo storico mercato coperto di generi alimentari Albinelli,, dove tutti riusciamo a mangiare qualcosa di tipico.

Nel pomeriggio torniamo in piazza grande dove si trovano ben tre dei 127 siti italiani patrimonio dell’Unesco. Il primo è proprio il selciato che calpestiamo, la pavimentazione della piazza. Il secondo è la torre Ghirlandina e il terzo il duomo.

La piazza del XII secolo è delimitata dal duomo, dalla torre Ghirlandina, dal palazzo comunale, dalla torre dell’orologio e dal palazzo dell’arcivescovado. Il Duomo che conserva le spoglie di San Giminiano è molto bello e interessante. La sua costruzione è opera dell’architetto Lanfranco e risale al 1099. Ci si perde con gli occhi nell’ammirarne il complesso dalla piazza e ci si stupisce per il suo grande fascino non appena si entra.

Mirabile esempio di arte romanica, con pietre bianchissime, ha una pianta a tre navate e l’altare si trova sopra la cripta. L’interno è piuttosto buio, ma anche questo attribuisce fascino al luogo ricco di arte, statue, sculture, affreschi e un grande crocefisso in legno che pende sopra l’altare.

Fuori ci sovrasta la torre Ghirlandina, simbolo e dominio della città, così chiamata perchè alla sua cima ci sono delle ghirlande di marmo. Alcune del gruppo hanno deciso di salire i duecento gradini della torre alta novanta metri, per ammirare la città dall’alto nonostante il cielo non sia completamente sgombro di nuvole; il mio ginocchio infortunato, ahimé, non mi ha fatto prendere in considerazione la salita, ma ho apprezzato il filmato di alcune coriste che cantano sulla torre “alle psalite”.

Attraversiamo piazza Mazzini, il ghetto ebraico con la sua sinagoga che troviamo chiusa e arriviamo al palazzo Ducale davanti al quale assistiamo al rito dell’alza e dell’ammaina bandiera con il coinvolgimento di qualche centinaia di militari. Passiamo anche davanti al teatro Pavarotti dove Daniela non può esimersi dal lanciare un acuto vicino al statua del grande maestro. Modena oltre ad aver dato i natali a questo cantante, ha visto la nascita di Enzo Ferrari diventando capitale dell’industria automobilistica sportiva e poi ha visto crescere il mio Francesco Guccini che, essendo stato strappato alle sue origini contadine nel piccolo paese di Pavana per essere trasferito in città, definisce Modena “piccola città bastardo posto”. Ma è giunta l’ora di raggiungere l’hotel dove siamo alloggiate e preparaci per questa prima serata all’insegna della musica. In breve raggiungiamo l’hotel Chiesaccia a Crespellano. Ci accomodiamo in belle e ampie camere e ci prepariamo per la serata.

La cena è prevista al ristorante “La rocca” a Bazzano. Mangiamo sufficientemente bene ma niente di speciale (un po’ mensa) e subito dopo, verso le 8.30 arriviamo alla chiesa di Santo Stefano a Bazzano per il concerto serale. Si esibiscono due cori a voci unite: quello di Salisburgo insieme a quello di casa, inoltre suonano una decina di ragazzi studenti ed ex studenti del conservatorio di Salisburgo.  Oltre ad alcuni pezzi corali la serata e’ incentrata sull’esecuzione della messa dei passeri di Mozart. Bellissimo, soprattutto ascoltare i giovani della “Instrumental studierende di Salisburgo”.

Bella serata che si conclude col meritato riposo.

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06 ottobre


Ci alziamo abbastanza presto, facciamo una buona colazione, un breve riscaldamento di voce, e poi puntualissime per le nove siamo pronte presso la Rocca dei Bentivoglio, a Bazzano del comune di Valsomaggia dove riceviamo il saluto del sindaco, degli organizzatori del festival e degli altri cori che partecipano come noi alla rassegna.

Siamo in una bella sala del castello e ogni coro presenta un pezzo.

Noi abbiamo scelto come presentazione “Il vaporin de Lec” e la sensazione che abbiamo avuto è che il pezzo sia piaciuto perchè allegro e ben interpretato. Le presentazioni e il seguente rinfresco durano sino alla 10.30 e lì abbiamo modo anche di apprezzare la location di oggi. La costruzione risale a prima dell’anno mille, ma è in epoca rinascimentale che Giovanni II Bentivoglio la trasformò in residenza signorile della sua famiglia. Oggi è sede di un museo e al suo interno vengono organizzati parecchi eventi culturali. Una interessante curiosità che ci hanno raccontato è che nelle carceri della rocca alla fine del secolo diciottesimo fu imprigionato Ugo Foscolo. Lasciato Bazzano raggiungiamo in meno di venti minuti Bologna, dove alla stazione dei pulman ci raggiunge una guida che ci illustrerà in poche ore qualcosa di questa bella città. Già dalla stazione abbiamo modo di vedere le mura di cinta fatte costruire nei secoli dal papato e, come ci racconta la nostra guida, fatte demolire per ben cinque volte dai bolognesi che mal sopportavano le ingerenze capitoline. Dodici sono le porte che permettono l’accesso alla città e noi entriamo da porta Galliera e percorriamo la centrale Via dell’indipendenza.

Ci guardiamo attorno e da subito ci colpisce il rosso dei fabbricati.

Bologna la rossa si presenta con le facciate dei suoi palazzi e delle sue torri, con i rossi dei pesanti tendaggi alle finestre, col suo animo rosso. Ma Bologna è anche la dotta, con la sua Università più antica del mondo occidentale, dove hanno studiato anche Dante e Petrarca ed è anche la grassa per la sua arte culinaria diffusa in tutto il mondo, simbolo di delizia dei palati e abbondanza. Lungo via indipendenza, via dello shopping  incontriamo negozi di livello, bar e ristoranti;  in fondo vediamo la facciata della colossale cattedrale di San Pietro simbolo del dominio papale; passiamo davanti all’hotel Baglioni dove hanno soggiornato moltissimi personaggi  famosi; e poi visitiamo la piazza coperta Umberto Eco ex sala Borsa con la biblioteca comunale e  davanti la fontana del Nettuno ci fermiamo per una bella foto di gruppo; infine raggiungiamo piazza Maggiore. All’angolo della piazza vediamo un complesso architettonico molto affascinante, il palazzo del podestà che risale al 1200, poi palazzo comunale, e ammiriamo la bella facciata del duomo dedicato a San Petronio. La basilica è la sesta chiesa più grande d’Europa e la quarta d’Italia. Il tempo è tiranno e così non riusciamo ad entrare e visitarla con più attenzione. Ma, a proposito di piazza Maggiore la nostra guida ci racconta che questa non è la piazza grande raccontata da Lucio Dalla perchè quella descritta nella canzone aveva panchine e gatti senza padrone, che qui non ci sono, e presumibilmente è piazza Cavour la protagonista raccontata da Lucio.  Ammiriamo i bei palazzi della piazza e percorriamo la via dove si trova la casa di Dalla e dove sul muro c’è la sua sagoma dipinta. Passiamo anche davanti il portico di casa Isolani con le sue colonne. Poi raggiungiamo l’università antica: ci guardiamo attorno, i muri sprigionano affreschi e storia che ci fanno molto apprezzare questo luogo. Nel cuore di Bologna visitiamo il complesso di Santo Stefano che contiene preziose opere d’arte e la riproduzione del Santo Sepolcro. E ora dobbiamo raccontare qualcosa sulle torri che dal medioevo hanno funzione sia militare che gentilizia. La più importante è torre degli Asinelli coi suoi 97 metri, affiancata dalla torre Garisenda di soli 48 metri ; in coppia sembrano due sorelle. Vediamo anche Torre Galluzzi nell’omonima piazza. Ne vediamo altre e la guida ci racconta che in epoca medioevale quando la città era attaccata la ricche famiglie si rifugiavano al loro interno perchè erano considerate inespugnabili.  Ci fa notare che le porte non erano a livello della strada, quella della torre Galluzzi , costruita nel 1257, era rialzata addirittura a 10 metri di altezza. I signori portavano all’interno riserve alimentari per il breve periodo dell’assedio e poi tornavano nei loro palazzi. Ma cominciamo ad essere stanche e a sentire appetito e cosi raggiungiamo la trattoria “Buca Manzoni” per gustare delle ottime lasagne, cotoletta alla bolognese con purè e tre buoni dolci. Alle nostre vegetariane vengono servite delle ottime tagliatelle ai funghi porcini . Con le gambe sotto il tavolo si sta proprio bene, si soddisfa il palato e si sta in buona compagnia e abbiamo anche la sorpresa di scoprire che una delle cameriere è una giovane universitaria oriunda di lecco…piccolo il mondo! Il tempo passa  veloce e quando usciamo ci accorgiamo che abbiamo solo il tempo di raggiungere il pullman e tornare in hotel dove preparaci per il concerto della serata.
Bologna richiede senz’altro una visita più accurata e quindi bisogna  tornarci anche perchè come dice Guccini:
Bologna la rossa e fetale
Bologna la grassa e l’umana
già un poco Romagna
e in odor di Toscana….
Bologna per me provinciale Parigi minore
mercati all aperto,bistrots,
della rive gauche l’odore…..
Torniamo in hotel ci sistemiamo, elegantemente indossiamo abiti neri, facciamo una mezz’ora di vocalizzi per il riscaldamento vocale, un leggero apericena e alle otto e trenta molto emozionate e anche un po’ preoccupate siamo pronte ad affrontare il concerto serale nel teatro di Casalecchio di Reno dedicato all’attrice Laura Betti. Il nostro repertorio della serata prevede i seguenti canti O musica (Goffrei), The sound of silence (P.Simond and A. Gartfuncker), Volta la carta (F. De Andre), Sleep my darling, Adiemus (K. Senkins arm.Savorini). Noi siamo il quinto gruppo, e se posso dare un mio giudizio finale mi sembra che abbiamo cantato abbastanza bene. Un piccolo cedimento sull’ Adiemus, ma riceviamo parecchi applausi e io mentre canto sento più che mai che appartengo a un coro, ad un bel coro che ha un bel repertorio, è formato da belle voci e anche da tante amiche. La serata nell’insieme è piacevole, ascoltiamo cori molto più bravi di noi, ma anche di più vecchia costituzione, ed anche voci più insicure e quindi ritengo che abbiamo fatto nel complesso bella figura. Si rientra all’albergo verso mezzanotte, ci si saluta contente e ci si dà appuntamento per la mattina successiva.


07 ottobre


La mattina ce la prendiamo con calma perchè l’appuntamneto del festival è alle 10.30. Abbiamo tutto il tempo per preparare le nostre valige, fare colazione e scaldare la voce.  Raggiungiamo Villa Sapori Lazzari presso Valsomaggia dove canteremo un ultima volta e ci faremo i saluti reciproci. Villa Lazzari è una bella costruzione di metà ottocento ed è una villa signorile di proprietà di una famiglia di notai che da casale agricolo l’hanno trasformata in villa patronale con belle sale e saloni affrescati. Oggi viene utilizzata spesso per ricevimenti, feste e meeting. Il nostro repertorio odierno comprende: La bella la va al fosso, Alle psalite e Cantar. Cosa posso dire: la prima canzone a due voci non presenta particolari difficoltà e riusciamo a cantarla bene e renderla piacevole all’ascolto. Ma poi viene “Alle psalite” e qui e meglio stendere un velo pietoso, a distanza di tempo ancora non abbiano capito cosa è successo…abbiamo praticamente cantato un altro pezzo. Per fortuna la canzone è molto breve e il dramma è finito presto.  L’ultima canzone, che di solito facciamo abbastanza bene perché siamo sicure del pezzo, l’abbiamo cantata un po’ demoralizzate ed e venuta senza gloria ne infamia, con voce troppo piena e senza sentimento, come se dopo il deludente pezzo precedente, avessimo solo voglia di finire in fretta l’esibizione.  Nonostante l’impegno, l’emozione e gli imprevisti giocano brutti scherzi, ma tutto serve e tutto fa crescere.  Finisce cosi la nostra performance. Torniamo al nostro posto amareggiate, ma pronte e motivate per il prossimo appuntamento canoro. Comunque tutti hanno nel complesso apprezzato la nostra intonazione e le nostre voci. Quando tutti hanno presentato i loro pezzi chi meglio, chi peggio ci siamo riuniti per le foto di rito, il canto comune “Inno alla gioia”(una strofa in tedesco e una in italiano), il rinfresco e un momento di comunione tra tutti i partecipanti. Tirando le somme di questa esperienza non si può fare a meno di sottolineare la perfetta organizzazione e le locations di pregio che ci hanno ospitato…tutto molto curato e formale…ecco l’unica criticità che abbiamo riscontrato è l’eccessivo formalismo di questa manifestazione che, al contrario dello scorso anno ad Aumetz, non ha permesso dei momenti reali di condivisione con gli altri partecipanti, rendendo l’esperienza corale ben strutturata ma perfettamente asettica.
Alla prossima compagne di canto.

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